Il punto sul Covid

1 luglio 2025

Quale lezione dalla recente pandemia?


Per fare il punto su quanto è realmente accaduto è necessario considerare i diversi aspetti sotto due punti di vista in parte diversi: uno più medico e l'altro più sociale.


Dal punto di vista medico i temi da considerare sono almeno tre: la mortalità, la diffusione e i vaccini.


  • Il numero dei morti è il dato che ovviamente ha avuto più impatto anche sulla sensibilità collettiva, ma questo numero a tutt'ora non può essere accertato in alcun modo. È chiaro che così come ci venivano quotidianamente somministrate le informazioni sulla mortalità, i dati rispondevano a criteri del tutto arbitrari e in nessun modo omogenei. Sappiamo bene che un conto è morire per una malattia, altro è avere un esame positivo al momento del decesso, questa è la differenza anzitutto tra i "morti per Covid" e i "morti con Covid". Poi la scarsa credibilità dei dati derivava anche dal fatto che nelle diverse aree geografiche le morti venivano denunciate in modo diverso e i calcoli erano fatti in modo non uniforme. A pandemia orami terminata si è cercato di puntare di più sulla cosiddetta "mortalità eccedente" per fare il calcolo di ciò che davvero era successo. In altre parole si è cercato di capire quanti morti in più ci fossero stati nelle varie aree durante la pandemia rispetto a quelli registrati negli anni prima del Covid. Anche qui però subentra un altro problema, perché è chiaro che non si possono ascrivere tutti i morti in eccedenza alla sola malattia da Covid, in quanto negli anni della pandemia la mortalità per diverse altre patologie è nettamente aumentata proprio per la distrazione del mondo sanitario impegnato in modo prevalente ad affrontare i problemi del Covid. Come risultato di tutto ciò, ad oggi non possiamo dire nulla con qualche certezza sulla reale mortalità legata alla malattia da Covid.
  • Le misure di contenimento negli anni appena trascorsi sono state molteplici: dai vari lockdown, alle mascherine, ai guanti, ai gel, al confinamento dei soggetti positivi ai tamponi, alla suddivisione in aree geografiche di diverso colore, sino ad arrivare al ridicolo di misure come i banchi a rotelle e altre scemenze simili. Senza entrare nel merito di ciascuno dei vari presidi messi in atto, bisogna comunque prendere atto che la diffusione della malattia è stata in larga parte imprevedibile (si pensi alle varie "ondate", ad esempio) e tuttora è poco comprensibile. In alcune aree geografiche più rigidamente controllate (come per esempio la Cina) la diffusione è stata comunque molto alta, mentre in altre aree poco propense a rispettare tutte quelle misure imposte (si veda per esempio la Svezia) la diffusione è stata spesso molto più bassa di quanto ci si poteva aspettare. Certamente a tal proposito bisogna considerare le differenze nella densità demografica delle diverse popolazioni e in questo senso bisogna anche considerare le differenze culturali che ci raccontano come ad esempio in Svezia senza alcuna imposizione le persone abbiano saputo tenersi a distanza di sicurezza tra loro molto più di quanto invece non accaduto in altri paesi (come ad esempio l'Italia) dove invece un auto-controllo così banale sembrava impossibile da raggiungere senza la coercizione (eppure non abbiamo la densità di popolazione della Cina). Se non possiamo dire quanto ciascuna delle diverse misure di contenimento sia stata davvero efficace, siamo invece certi che la coercizione abbia ottenuto tutta una serie di effetti: la gente si è chiusa in casa, usciva solo se permesso e con la mascherina, l'economia è crollata, l'assistenza sanitaria è andata a rotoli e le patologie mentali (psicologiche e psichiatriche) sono enormemente aumentate.
  • I vaccini sono stati introdotti in modo molto, molto pericoloso. Sulla base di pochissimi dati empirici sono stati tuttavia sostanzialmente imposti alla popolazione (basti pensare all'obbligo per diverse categorie, ai "green pass", alle sospensioni dal lavoro in tanti contesti). Vaccini come l'Astrazeneca e il J&J sono poi stati sospesi veramente troppo tardi per evidenza empirica di numerosi e rilevanti effetti collaterali ed anche di decessi non altrimenti spiegabili; ma dopo i primi casi accertati si è continuato ad imporre l'uso di questi vaccini, abbiamo dovuto attendere veramente ciò che invece dovevamo evitare. Quanto ai nuovissimi vaccini a mRNA, anch'essi non hanno dimostrato alcuna capacità di prevenzione dell'infezione e la loro presunta efficacia sul contenimento dell'aggravarsi della malattia resta anch'esso non dimostrabile, dal momento che le varianti del virus si sono via via indebolite quanto ad aggressività nei confronti dell'ospite. Cosa della quale peraltro non si è parlato affatto ma che andava ben spiegata: per semplice "selezione naturale" è ovvio che le varianti più aggressive che portano a morte il Paziente, muoiono con lui, in quanto i virus non vivono al di fuori del nostro corpo. Perciò è evidente che le varianti che invece sopravvivono sono quelle meno pericolose, che solo raramente portano a morte il Paziente.


Dal punto di vista medico possiamo concludere di non aver imparato nulla di nuovo su questo ed altri virus e di non aver imparato altrettanto nulla di nuovo sul come affrontare le pandemie. Era ridicolo prima ed è ancora più ridicolo ora sentir parlare di piani pandemici; nel corso del "Pandemonio Covid" abbiamo ripetuto biecamente tutto quello che i nostri simili avevano già fatto nel corso delle precedenti pandemie, abbiamo semplicemente aggiunto altre sciocchezze che erano prevedibilmente inutili ed aumentato lo stato coercitivo pensando in tal modo di poter contenere la Natura che invece anche in questa occasione, come in qualsiasi altra, ha risolto da sé la situazione (come ho spiegato prima a proposito dell'inefficacia dei vaccini); ovviamente - e purtroppo - avendo lasciato un grande strascico di dolore e morte. Sarebbe bene comprendere meglio l'Autorità della Natura, prima di disegnare piani che ripeteranno ancora una volta (magari peggiorandole ulteriormente) le stupidità a cui recentemente abbiamo assistito.


Dal punto di vista sociale, dobbiamo considerare il comportamento della "scienza ufficiale", dell’informazione, degli organi governativi e gestionali.


  • La "scienza ufficiale" ha purtroppo dato una pessima prova di adesione al proprio Valore e al proprio ruolo nel campo della conoscenza umana. Il "Valore Gnoseologico" per cui la Scienza può approdare a un Sapere più certo di quello che invece possono raggiungere la semplice opinione o la pura speculazione, è stato svilito in favore di una indebita estensione della scienza ufficiale nel campo del dominio. Questo abdicare della Scienza al proprio ruolo non è nuovo negli ultimi anni: anziché cercare di interpretare i dati empirici per comprendere i fenomeni naturali, si preferisce eseguire studi fortemente pilotati per ottenere informazioni sulle applicazioni tecniche volute - è il ruolo delle cosiddette "tecnoscienze". In questo modo i risultati possono essere usati per gli scopi preposti, ovviamente perdendo di valore sul piano conoscitivo e acquistando invece valore in termini di potere. Gli studi attuali sono disegnati per misurare la rilevanza di un parametro in un determinato contesto e la misurazione avviene mediante un'analisi statistica. Anzitutto va ricordato che anche gli statisti hanno messo in guardia la Scienza dal fidarsi di un simile approccio; ma, al di là di questo, per quanto riguarda le scienze della vita, la valutazione dei parametri nei confronti del contesto non può mai essere esaustiva. Se per esempio si vuole valutare l'efficacia o meno di un trattamento, bisogna ammettere che l'eventuale evoluzione positiva dei Pazienti potrebbe benissimo dipendere da un'enormità di altri parametri che neppure vengono presi in considerazione. Altrettanto l'analisi statistica (per quanto l'affidabilità del "p value" sia da prendere con le molle, come per primi ricordano gli statisti) non può essere il solo modo di valutare la rilevanza di un qualsiasi parametro. Ad esempio, anche ammesso che un determinato trattamento risulti statisticamente efficace nel curare una certa situazione morbosa, non si possono trascurare altri aspetti come la sua reale applicabilità, la sua accettazione, la rilevanza di eventuali effetti collaterali, i costi... La scienza ufficiale ridotta in questo modo è diventata uni-parametrica ed auto-valutativa ed è quindi snaturata non potendo con ciò essere considerata come riferimento certo; anzi, semmai dovrebbe perdere autorevolezza in questo senso. Invece, sfruttando un atteggiamento servilistico che i contemporanei spesso hanno nei sui confronti (ovviamente legato all'indolenza di certe menti umane che non anelano certo all'autodeterminazione) nonché la paura generata da situazioni ad alto rischio come quelle della recente pandemia, la scienza ufficiale si è erta a giudice dei comportamenti umani: dal dire se una cosa fa male o bene si passa al dire se può essere ammesso o no farla. Nell'era del Covid la scienza ufficiale ha preteso di dettare e regolare i comportamenti degli uomini senza neppur avere una minima idea delle proprietà del virus e dei vaccini. Anche i giuristi si sono lagnati di ciò, ritenendo di avere più diritto della scienza nel decidere le modalità di limitazione delle libertà individuali. Al di là della stupidità di questo pensiero, la levata di scudi degli uomini di legge conferma quanto ormai si tratti unicamente di una lotta per il potere. Il "Pandemonio Covid" è stato gestito e ordinato sulle base di questa scienza ufficiale, che è assurta in questo modo al ruolo di giudice morale delle decisioni governative e dei comportamenti dei singoli individui.
  • I Media e l'Informazione in generale sono stati scorretti tanto quanto la scienza ufficiale, della quale sono divenuti i più grandi alleati proprio per il "prestigio" che conferisce il potere. La scelte di pubblicare alcune fonti piuttosto che altre, di tacere su situazioni alternative e diverse, ha ridotto ampiamente le già scarse possibilità di sviluppare un pensiero critico. Alcune verità sono state considerate pericolose per l'opinione pubblica, i giornali e i media si sono permessi un importante esperimento sul "pensiero unico" durante il Covid. Hanno cercato di uniformare il più possibile le informazioni al bi-polo di potere costituito dalla scienza ufficiale e dagli organi governativi, veicolando continui messaggi di terrore e gestendo la paura al fine della sottomissione; sono stati complici di quanto è accaduto ed hanno anch'essi abdicato completamente al loro ruolo che è quello di "Informare" e non di "Formare" il pensiero, come invece hanno fatto.
  • I governi e gli organi gestionali hanno ampiamente abusato del loro potere; si è instaurato un regime di polizia che ha avocato a sé il diritto di vietare la libertà delle Persone. Il sodalizio degli uomini di stato con le autorità scientifiche e con i giornali ha permesso la realizzazione di di un sistema fortemente illiberale, senza con questo aver dato nulla in cambio. Il cosiddetto "stato emergenziale" non ha cambiato in alcun modo l'evoluzione pandemica, ha solo distrutto libertà e rafforzato la capacità di controllo sui cittadini. Con ampie menzogne istituzionali si è consolidata la vittoria sulle capacità di sviluppo del pensiero critico dei singoli.


Anche dal punto di vista sociale, quindi, non possiamo dire di aver imparato qualcosa, se non che in senso negativo. Purtroppo nei nostri tempi il pensiero critico stenta e molta gente preferisce credere alle facilonerie; su questo fronte la pandemia ha veramente generato un "Esperimento Covid" nel quale la scorrettezza della scienza ufficiale e dei mezzi di informazione hanno dato modo ai governi e alle istituzioni di abusare pesantemente del potere saggiando così una capacità di controllo altrimenti insperata sui pensieri e i comportamenti umani. L'esperimento, ampiamente riuscito, ha fatto crescere le ansie e le psico-fobie tra le persone, rendendo in questo modo ancora più gestibile il controllo sociale.


Quale lezione dunque dal Covid?


Ciò che sul piano medico si può trarre da questa triste disamina, è la necessità, come peraltro ho già detto in altro post - di sviluppare attenzione e soluzioni per andare incontro ai reali bisogni dei Pazienti, sia sul piano fisico che su quello psicologico. 


Sul piano fisico bisogna ampliare le possibilità operative della medicina, portando soccorso sia a distanza che in prossimità; ora è diventato sempre più necessario sviluppare tanto la Telemedicina quanto la Medicina Domiciliare. Lo stato italiano e le sue politiche regionali hanno speso un sacco di soldi per piani di Telemedicina che di fatto non decolleranno mai, se non che nell’ottica di organizzare una grossa banca dati dove “registrare” - e di fatto controllare - ogni cittadino. Grandi aziende hanno sviluppato numerosi devices in grado di monitorare le situazioni a rischio anche a distanza, tuttavia queste nuove tecnologie sono ancora ampiamente sotto-utilizzate. Soprattutto si dimentica il vero scopo della “Medicina a distanza” che dev’essere quello di raggiungere i pazienti nelle aree più isolate (e spesso meno dotate di capacità di comunicazione nel web) da una parte e di offrire dall’altra tempestività nei consulti laddove questi vengono richiesti per chiarire l’esistenza o meno di rischi concreti in un dato momento o per chiarire situazioni cliniche che risultano ambigue al paziente. Tutto ciò richiede un grande sforzo da parte dei creatori e fornitori di tecnologie che debbono impegnarsi a costruire e diffondere mezzi realmente adeguati all’uso in queste circostanze; ma altrettanto richiede un grosso sforzo da parte dei medici che debbono essere disposti a trovare il tempo necessario per dare risposta in tempi brevi e per cercare escamotages in grado di dare assistenza anche là dove le tecnologie sono più carenti. Altrettanto, se non più, importante è lo sviluppo della Medicina Domiciliare. Anche in questo caso le politiche sanitarie del nostro paese si sono limitate ad inventare fatiscenti strutture territoriali che nulla aggiungono all’attuale medicina mutualistica che sappiamo bene quanto in realtà sia estremamente inefficiente. Sul fronte della Medicina Domiciliare si sono creati diversi Servizi di prenotazione che tuttavia non riescono a generare la risposta necessaria. Il motivo è semplice: quello che più manca in questo senso è la disponibilità dei medici che invece debbono considerare la necessità crescente di questo bisogno, vuoi per l’invecchiamento generale della popolazione che spesso genera patologie che non permettono il continuo trasporto dei pazienti, vuoi per l’organizzazione della vita stessa dei pazienti e/o dei loro familiari, vuoi per lo stato di abbandono in cui dal punto di vista medico i pazienti troppo spesso versano nelle RSA. Molte patologie sono state del tutto trascurate durante il Covid e soprattutto quelle per cui il vero prendersi cura non è così tanto conveniente sul piano economico continuano ad essere trascurate tuttora dall’attenzione generale del mondo sanitario.


Sul piano psicologico bisogna rafforzare le difese mentali delle Persone. Viviamo tutti oggi l’imbarbarimento dilagante della comunicazione scientifica e giornalistica in generale; ma è chiaro che là dove gli strumenti culturali e psicologici sono minori, la paura generata dalla reale o presunta malattia finisce per danneggiare anche chi è sostanzialmente sano dal punto di vista medico e per aggiungere ansie e timori in chi viceversa è già malato. Abbiamo visto prima come il giocare sulla debolezza del pensiero critico, sulla paura, sulla scorretta informazione scientifica e giornalistica, finisca per generare abusi pericolosi. Non si tratta solo delle libertà violate dai governi durante il Covid, ma anche dell’essere usati come tacita fonte di sostentamento di programmi di sviluppo di certe tecnologie, sia diagnostiche che terapeutiche. Per rafforzare le difese mentali sono indubbiamente utili i supporti forniti dagli psicologi, ma molto spesso questo compito è ormai divenuto imprescindibile dalla pratica clinica anche in medicina. Le persone mentalmente più deboli quando si rivolgono al medico hanno bisogno non solo delle diagnosi e delle terapie, ma anche di vere e proprie strategie per difendersi dalla propria fragilità. Su questo piano è fondamentale “far capire” al paziente “le ragioni” di ciò che gli viene proposto per evitare le deviazioni a cui potrebbe essere indotto dalla cattiva informazione e dalla sua scarsa capacità critica. Bisogna evitare quell’atteggiamento allarmistico che spesso i medici hanno e cercare invece di essere più rassicuranti, spiegando adeguatamente ciò che si può e ciò che non si può fare, mantenendosi sul piano delle reali aspettative del paziente che comunque deve rappresentare la via maestra per discutere con lei/lui. L’ospedalizzazione spesso non ha tempo per questo genere di approccio, ma nella medicina è un’esigenza crescente a cui dobbiamo cercare di rispondere.


In fondo la lezione più importante che dal Covid possiamo trarre è proprio quella di riportare la Medicina autentica al suo compito: una pratica basata sulla valutazione critica del Sapere e dell’Uomo per essere concretamente di aiuto a chi soffre!